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UOMINI E NO. Gnà fò….non ce la posso fare, è più forte di me: non riesco ad allinearmi. Sarà perché non ho fatto il militare, ma l’obiettore di coscienza; anche se una vita con mio padre e nelle squadre di calcio e basket, bastano e avanzano come disciplina “militare” ottima per le mie ribellioni. Sono anarchico: un anarco-pacifista[1]? Direi un socialista libertario; non un insurrezionalista. Anche se oggi è molto dura.
E chissenefrega, direte. Vero, però ve lo dico, così vi regolate e vi dedicate ad altro.
LA SÒLA. “Nei progetti misti pubblico privati, abbiamo registrato esperienze storiche che indicano tutta la problematicità sia delle assunzioni di base verosimili al progetto, sia di strutturazione ed assetto che -da una analisi ex-post- ne fanno un sistema sbilanciato che tende a caricare rischi e costi in pancia pubblica, profitti ed aspettative di profitti in pancia privata, con una immensa leva finanziaria e dunque una corrispondente corresponsabilità bancaria senza i quali finanziamenti (sovente costosi rispetto il momento di mercato e la pezzatura dell’investimento) il progetto non avrebbe luogo”. Che cos’è? Semplice, la parolina esotica e magica per una PA Pubblica Amministrazione del “non abbiamo soldi”: il Project Finance! Nà sòla. Non lo dico io, ma fior di “analisti finanziari” -a dir il vero anche lo stesso MEF Ministero Economia e Finanze e Banca d’Italia, ma loro con più ambigua sinuosità di distinguo e verbi per poter diabolicamente perseverare e giustificare l’espropriazione di soldi pubblici con altri esperimenti contrattuali -tanto Banca d’Italia è di proprietà delle banche private italiane e straniere, tanto agli itagliani basta che se’magna-. Una favola che finisce sempre con un lieto fine: sposta la quasi totalità del rischio dalle mani private alle spalle pubbliche; il Project Finance è l’impianto contrattuale e finanziario che ha la capacità di trasferisce unilateralmente sulla sola parte pubblica il rischio derivante da deludenti risultati per i privati. Storia Patria. Fiat & Compari insegnano, anche senza il Project Finance: farsi svendere dall’IRI le fabbriche pubbliche, massimizzare gli utili al privato; socializzare i costi: sociali, industriali, ambientali, ovvero far pagare lo Stato. Il Project ha il pregio di mettere al centro dei giochi la banca e la speculazione finanziaria.
SANITÀ E SÒLE. A Ferrara abbiamo un modello “universale” per la Sanità nazionale, il buco nero -da 53 milioni di euro solo per tenere aperta la porta- della sanità Emilia Romagnola: l’Ospedale di Cona, in capo -meglio, schiacciato sulla testa dei ferraresi tutti -da Cento a Goro- e dell’azienda Ospedaliera Universitaria.
Cona, il decennale fiore all’occhiello della capacità programmatoria e divinatoria del futuro della sanità regionale: la privatizzazione della sanità; come ti distruggo un sistema sanitario pubblico e privatizzo. Tranquilli, i ferraresi sono in buona compagnia. I veneti con “I conti d’oro dell’ospedale dell’Angelo di Mestre” non sono stati da meno, però son più svegli: da anni hanno risolto il contratto Project Finance e reso pubblico ciò che era “privato” a caro prezzo. Scelte politiche. In Emilia Romagna non è possibile.
POLITICA & CARRIERE. È un tema molto importante e sensibile per chi vive di politica. Il Pd di Ferrara ha politicamente coperto a 360° per decenni tutte le situazioni critiche e i politici che erano in regione non hanno mosso un dito. In piena osservanza del motto “sta’ bon, c’at fa cariera”. Tutti i ferraresi a Bologna, da sempre svendono politicamente il nostro territorio, a favore di altre province più autorevoli, per un personale tranquillo posto al sole: nessuno escluso. Questo, come soprammercato -perché è un mercato- all’altrettanto grave subalternità politica nei riguardi di Hera, vero centro di potere nazionale, che muove le proprie influenze politiche non solo in regione. Speriamo che i nuovi consiglieri regionali siano capaci di cambiare registro.
RISULTATI: ACQUE&RIFIUTI&TUMORI. Ferrara è tra le prime in Italia: per morti da tumori[2] e infarti del miocardio[3]. Grazie!! Ferrara è, invece, ultima in tutto: assistenza sanitaria, servizi pubblici, economia e lavoro, ambiente con decine di discariche abusive abbandonate[4] e centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti, importati da non si sa dove, e bruciati nel cancrovalorizzatore -pardon Termovalorizzatore- di Cassana, mentre i virtuosi ferraresi giocano al paciugàr con la differenziata riducendo la quantità di rifiuti locali per il “mostro” favorendo import di rifiuti e di utili. E non abbiamo risposte nemmeno circa la presenza di interferenti endocrini nelle acque del Po[5], e, qualora sussistano, come è stato riscontrato, i PFAS sostanze perfluoro alchiliche, se e in che misura tali pericolosissimi contaminanti[6] migrino nella rete idrica cittadina, tramite il potabilizzatore gestito da Hera. A noi non ce ne frega una beata mmm…. che la Regione Emilia Romagna “prenda atto dei dati inviati da Veneto o auspichi tavoli nazionali e metodiche campionamento[7]” sul cC6O4, Pfas di nuova generazione. Prende atto?!! Non siamo su Scherzi a Parte! Vogliamo Vivere, Corona Virus permettendo.