LA FAMIGLIA AL CENTRO
Le istituzioni sociali, dalla scuola ai servizi sociosanitari assistenziali alle aziende, hanno forti tendenze autoreferenziali che la compatibilità con tempi e modi della vita della famiglia sono sempre più difficili sino a sfociare nell’incomprensione; in particolare, quando si tratta di organizzare le relazioni tra famiglia e stato sociale; quindi, i rapporti scuola-famiglia, servizi-famiglia, aziende-famiglia.
La famiglia è fatta di relazioni, di legami e genera legami; un’organizzazione che lega e tiene insieme le differenze originarie dell’umano: quella tra generi (maschile e femminile), tra generazione (genitori figli) e tra stirpi (l’albero genealogico materno e paterno).
LO SGUARDO ALLA FAMIGLIA L’esperienza della nostra città sembra esprimere quasi un paradosso. I dati sembrano dire che la famiglia ha retto l’impatto con la modernità; ma il diritto inteso come legislazione, non pare avere aiutato adeguatamente la famiglia a vivere e a perseguire le finalità originarie. Non si può parlare di famiglie senza eluderne l’origine e impoverendone il suo riconoscimento.
LO SGUARDO A FAMIGLIA-LAVORO. Il lavoro quindi diventa una priorità di grande rilevanza. Il lavoro è l’identità propria della persona, lo mette in gioco, lo cambia. La persona con il lavoro entra in contatto con la realtà sociale esterna, perché sta assume ruoli, compiti e funzioni sociali visibili e riconoscibili a tal punto da essere retribuiti. Se si ha lavoro allora la dignità del lavoro ci rende consapevoli e ci dà titolo anche nel modo della scuola, della sanità, del sociale: dal volontariato al welfare.
LO SGUARDO A FAMIGLIA-ECONOMIA. Questi legami la nostra realtà cittadina stenta a tenerli in conto: da una parte riconosce che la famiglia è uno dei destinatari, come soggetto di scelte economiche; allo stesso tempo il ritmo della messa in cantiere di provvedimenti legislativi e amministrativi volti ad attuare una vera politica della famiglia è in ritardo e in alcuni casi obsoleta.
LO SGUARDO A UN FISCO EQUO. Ci scontriamo con l’iniquità del sistema fiscale in particolare quella locale. La Costituzione indica, in linea di principio, che i costi per il mantenimento dei figli a carico devono essere riconosciuti, ma, dall’altro nel fissare le misure delle detrazioni e i contributi degli enti locali, sembra discriminare la famiglia che procrea. Resta quasi totalmente sulla famiglia il carico -a volte insostenibile- del mantenimento dei figli.
LO SGUARDO ALLA FAMIGLIA COME EDUCAZIONE. Il diritto primario dei genitori all’educazione dei figli non è sancito solo dalla religione cattolica. La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo afferma che “i genitori hanno diritto preferenziale a scegliere il tipo di educazione che dovranno ricevere i loro figli (art3)” e questo vale anche nella nostra Costituzione con l’art. 30 Comma 1.
Oggi, la situazione è profondamente cambiata nuovi modelli stanno entrano prepotentemente nel mondo scolastico spesso senza titolo e senza adeguate e preliminari valutazioni di merito e contenuti.
SGUARDO ALLA SUSSIDIARIETÀ. La sussidiarietà, pur presente come concetto, deve diventare il “nuovo modello” perché non è nella pratica concreta; lo deve diventare per una città veramente sociale. Se il Comune vuole intraprendere la strada della sussidiarietà deve sostenere le articolazioni sociali e i cittadini nelle loro disponibilità e sviluppare e realizzare iniziative proprie, sostenendo l’autonomia della società civile, esaltando il suo ruolo terzo di garante della qualità offerta.