1999-2019 VENTI ANNI DI DECADENZA INDUSTRIALE (E COME USCIRNE FUORI)
In ogni intervista del sindaco o di altri componenti della giunta, se ci fate caso, al momento di citare i successi in ambito industriale e occupazionale, si finiscono sempre per prendere in considerazione gli stessi due esempi: Berluti in ambito calzaturiero, e Benvic in ambito chimico. Esiste una difficoltà evidente nella narrazione di cosa è stato il disastro industriale del nostro capoluogo, iniziato assai prima della grande crisi del 2008, e ancora non concluso. Una storia di fallimenti talvolta annunciati e talvolta imprevisti, che si preferisce non ricordare. Per ovvi motivi.
SENZA MEMORIA NON C’E’ FUTURO E OCCORRE IMPARARE DAL PASSATO PER NON RIPETERE GLI STESSI ERRORI.
1999 ERIDANIA ARRIVA IN POMPA MAGNA, CON PRODI E I MINISTRI DELL’ULIVO. E SE NE VA
«All’inaugurazione, alla quale hanno preso parte il presidente della commissione Ue, Romano Prodi e i ministri Paolo De Castro ed Enrico Letta, e 800 ospiti, Stefano Meloni e Luigi Brasca, rispettivamente presidente di Eridania Beghin-Say e Eridania Spa e amministratore delegato di Eridania Spa, hanno spiegato che la societa’ oggi si integra in un’unica struttura a Ferrara: un’unica societa’ in cui tutte le attivita’, relative ai settori zucchero, amido e semi oleosi, precedentemente svolte nelle storiche sedi di Genova (Eridania ZN), Ravenna (Cereol Italia) e Milano (Cerestar Italia). La nuova sede, che occupera’ 300 addetti, costata 50 mld, e’ stata realizzata in tempi record: un anno per svuotare e ristrutturare il vecchio zuccherificio Eridania, installare nuovi impianti e mettere in funzione servizi ed arredi. Un progetto attuato nel pieno rispetto delle caratteristiche delle strutture preesistenti con la massima attenzione al recupero dei manufatti pregiati dal punto di vista dell’archeologia industriale». (LA NUOVA FERRARA)
DUE ANNI DOPO ERIDANIA CHIUDE. IL COMPLESSO VIENE POI AFFITTATO DA AGENZIA DELLE ENTRATE, INAIL E ALTRI UFFICI…
2003 REYNOLDS, ROMAGNA RUOTE…., I CAVALIERI DEL NORD EST. ALESSIO ARRIVA E SCAPPA.
«…Era un grande stabilimento: grande non solo in senso di dimensioni ma di fatturati e lavoro svolto.
Un “fabbricone” con 400 dipendenti che forgiavano cerchi in lega per il mercato americano:
cerchi per le grandi macchine che si vedono nei film.
Impianti potenti e gente fiera di lavorare in un’azienda leader del settore. Poi la decadenza. Il materiale è diventato più costoso, la manodopera troppo cara e il precariato ha fatto il resto rendendo tutti meno qualificati. .
Il signor Alessio, proprietario dell’azienda, ha ricevuto MILIONI di euro dall’ Alcoa per assumersi la responsabilità di risanare una ditta in crisi….. ma la crisi è rimasta…»
(dal Blog di Rudy Bandiera)
MORALE DEI PRIMI DUE EPISODI DIFFIDARE DAI CAVALIERI BIANCHI CHE INVESTONO A FERRARA
IL DESERTO IN ZONA PMI.
Segue….
Che poi era solo l’antipasto: sistema walcon, coop lavoranti in legno, omp,più altre piccole realtà sparite nel corso degli anni 2000 o all’inizio di questo decennio. Resta una zona difficile da risanare, in cui si fa fatica anche a pensare chi dovrebbe venire a investire, visti i continui furti e il livello di insicurezza.
LA SIPRO E’ PRESENTE. (HTTPS://WWW.INVESTINFERRARA.IT/SITE/DETTAGLIO) COSA HA FATTO OLTRE CHE GUARDARE? QUALI INVESTIMENTI HA ATTRATTO?
2004 SALTA LA STAYER
«…Non si ravvisa alcuna concreta e seria prospettiva di sanare la evidente e pesante illiquidità del debitore, che pertanto va ritenuta non reversibile e non transitoria…».
Così si è chiusa la storia di mezzo secolo di una eccellenza italiana. A cascata chiusero tutte o quasi le realtà artigiane che facevano i conto terzisti rispetto all’impresa. Il nome fu ereditato da una cordata spagnola, che nel suo sito parla della «azienda storica di ferrara». Nel 2010 apre BRICOMAN. Il commento del Sindaco è stato: «un’importante sfida di questa città nell’opera di riqualificazione dei luoghi e del patrimonio imprenditoriale del territorio. Abbiamo dimostrato che questo si può fare, che abbiamo le capacità attraverso percorsi amministrativi efficienti di soddisfare le esigenze operative di chi vuole investire nella nostra città…» Caspita!
QUALCUNO NELLA GIUNTA, ANCHE IN TEMPI RECENTI HA PARLATO DI SUCCESSO ECONOMICO PERCHÉ AL POSTO DELL’AZIENDA C’E’ UN MEGAEMPORIO DI BRICOLAGE CHE TRA L’ALTRO HA AMMAZZATO I PICCOLI COMMERCIANTI DEL SETTORE.
2006 FELISATTI A FONDO DOPO COOPCOSTRUTTORI
Il crack cooperativo peggiore d’Italia riguarda più Argenta che Ferrara, ma va sottolineato come il crollo del colosso di Donigaglia abbia tirato a fondo anche una eccellenza ferrarese, che per decenni era stata un fiore all’occhiello per la città.
ANCHE IN QUESTO CASO COME CON LA STAYER IL MARCHIO E’ STATO COMPRATO DA INVESTITORI ESTERI. NELL’INDIFFERENZA ISTITUZIONALE
2008 TURBOGAS TURBONIENTE
Doveva essere un fiore all’occhiello della zona del petrolchimico. È una cattedrale nel deserto, da dieci anni. Ricordiamo le memorabili parole di Luigi Marattin che riguardo a questo inutile spreco di denaro, buttato via assieme a Estelux e i suoi sedicenti pannelli solari, diceva: «scelte quali il secondo accordo di programma del Petrolchimico, l’insediamento della Estelux e l’imponente sforzo per uno sviluppo industriale di nuova generazione (gli incubatori di impresa, il polo scientifico e tecnologico, la nuova esperienza del Tecnopolo, l’università) bastano ed avanzano a testimoniare con i fatti (e non con le parole) che l’amministrazione comunale e il Partito Democratico considerano centrale e imprescindibile l’imprenditorialità e l’iniziativa privata in un’ottica di sviluppo economico e sociale della città».
OGGI CI RACCONTANO CHE CONTA L’ESPERIENZA. OCCORREREBBE RICORDARE TUTTO QUANTO, COMPRESI I MADORNALI ERRORI DEL PASSATO.
2009 – ? LA GRANDE CRISI
La grande crisi del 2009 distrugge l’artigianato e il contoterzismo in città come in provincia. La crisi del tessile è irreversibile, mentre nella metalmeccanica con la berco in affanno, l’indotto ferrarese, già piegato, subisce una inarrestabile decadenza.
Ferrara registra il record di cassaintegrati di tutto il centro nord Italia.
IL TESSILE A PARTE ALCUNE ECCELLENZE NON AVRA’ PIU’ RAPPRESENTANZA A FERRARA. 2010 – …? LA GRANDE CRISI DEL COMMERCIO
Nel 2010 chiude il bar ASTRA, è solo uno dei tanti esercizi commerciali che all’inizio del decennio chiudono i battenti. In molti casi il centro storico si impoverisce, in altri le licenze vengono vendute a mini market di ogni tipo, con scarsa considerazione del tessuto storico cittadino.
IL CENTRO DI FERRARA RESTA UN BRIC A BRAC DI DEGRADO. CON POCHE ECCEZIONI DI CORAGGIOSI.
2011 LA GRANDE CRISI EDILE
La grande crisi del 2009 distrugge un tessuto già compromesso dalla crisi coopcostruttori. Si susseguono fallimenti e chiusure, lasciando la città piena di incompiute che deturpano quasi ovunque le periferie. CIR SINTECO è solo il nome di punta e più conosciuto. A seguire ce ne saranno numerosi altri. Resta il monumento al nulla che è il DARSENA CITY, semivuoto, e in parte abbandonato nella parte della torre.
ALTRO SETTORE STRATEGICO CHE CI LASCIA AI MARGINI DELLA REGIONE
2012-? TERREMOTO E CRISI DEL TURISMO RELIGIOSO
Alle precedenti criticità si è aggiunto il danno al turismo religioso provocato dal terremoto del 2012, con una emergenza che tuttora pare evidente nell’ambito del turismo religioso: nel centro cittadino le chiese restano chiuse, o sono tuttora in ristrutturazione o in restauro.
LA CATTEDRALE VEDE INIZIATI SOLO OGGI IL LAVORO DI RESTAURO DEGLI INTERNI, CON IL COMUNE COME STAZIONE APPALTANTE. E PENSARCI PRIMA?
2013: CARIFE COMMISSARIATA
Ad aggiungere danno a danno, nel 2013 avviene il commissariamento della Cassa di Risparmio di Ferrara da parte di Bankitalia La vicenda si concluderà tragicamente nel novembre 2015 con il fallimento della banca, l’azzeramento delle azioni e il crack per decine di migliaia di piccoli azionisti.
COME EMERGE OGGI, I CAPOLUOGHI SEDE DEGLI ALTRI TRE ISTITUTI DI CREDITO FALLITI, EBBERO COMUNQUE UNA CLASSE POLITICA CHE SI OCCUPÒ IN PRIMA PERSONA DI TUTELARE I RISPARMIATORI. QUI NESSUNO.
2014: OMP, LYONDELL BASELL E I SUICIDI
La crisi non si arresta, prosegue la desertificazione dell’artigianato, e anche nel petrolchimico si licenzia e si riduce il personale in modo drastico.
L’anno appare drammatico anche per la sequenza di suicidi che coinvolgono piccoli imprenditori, esercenti e lavoratori che perdono l’occupazione.
UNO DEGLI ANNI IN CUI L’AMMINISTRAZIONE SOSTENEVA DI INIZIARE A VEDERE LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL
2015: SI TOCCA IL FONDO
È l’anno in cui si tocca fondo. La disoccupazione è al 13%, 7000 le persone che nel capoluogo cercano lavoro, i giovani senza lavoro diventano oltre un terzo dei disoccupati totali. E inizia il momento in cui i dati di Ferrara iniziano a distaccarsi in modo sensibile dal resto della regione, che già dal 2016 inizia a riprendersi dal punto di vista economico.
OCCORRE FARSI DOMANDE SU COSA E’ MANCATO PER FARE RIPRENDERE IL LAVORO IN MODO CONSISTENTE ANCHE NELLA NOSTRA PROVINCIA.
2016-2018 NON AGGANCIAMO LA RIPRESA
La conseguenza di quanto accaduto negli ultimi dieci anni, che purtroppo seguivano altri dieci di instabilità e crisi, è che Ferrara non riesce ad agganciare la ripresa regionale. La disoccupazione non riesce a scendere sotto al 10%, con il 25% di non impiegati fra i 18 e i 29 anni, il dato peggiore dell’Emilia Romagna. Il pendolarismo aumenta, specie verso le province confinanti, soprattutto Bologna e il suo Hinterland. Esiste un patto per il lavoro per la nostra provincia. Purtroppo senza esito evidente.
DA DOVE RIPARTIRE?
LEZIONI DA IMPARARE:
1. CONTARE SULLE PROPRIE FORZE: OCCORRE RICREARE UNA GENERAZIONE DI IMPRENDITORI FERRARESI, ARTIGIANI, COMMERCIANTI, PICCOLI ESERCENTI.
2. ATTRARRE INVESTIMENTI E VERIFICARLI: NON ESISTONO CAMBIALI IN BIANCO, ESISTONO PATTI CHIARI, CONTROLLATI DALLE ISTITUZIONI.
3. CHIEDERE IMPEGNI STRAORDINARI A LIVELLO REGIONALE E NAZIONALE: OCCORRE DICHIARARE CON CHIAREZZA L’EMERGENZA FERRARESE, E CONSEGUENTEMENTE CHIEDERE AIUTO.
SENZA MEMORIA NON C’E’ FUTURO
E OCCORRE IMPARARE DAL PASSATO PER NON RIPETERE GLI STESSI ERRORI.